Stamattina mi sono svegliata sgargiante (per citare l’infermiera rock’n’roll mentre descriveva la mia camminata a 4 giorni dall’intervento).
Mi son preparata allegra, mi sono seduta in macchina fiduciosa, ho aspettato millenni per pagare il ticket prima e per la visita dopo canticchiando.
Il dottore nichilista ha guardato lastre, fatto misurazioni, tastato ferite.
Dopo un lapidario “Potevano metterle un po’ meglio ‘ste viti” che mi ha fatto perdere 95 anni di vita, ha stabilito che, sì, va tutto bene, senza dimenticarci che la situazione potrebbe pur sempre precipitare da un momento all’altro senza preavviso, e che posso iniziare lo “svezzamento” (cit.) dal mio amico corsetto C-35.
Sono uscita ancora più sgargiante e sono andata a lavorare.
La mia fiducia nei confronti del mio corpo, che reputavo un buono e fidato amico, mi ha fatto abbandonare il corsetto per un po’ di tempo. Forse un po’ troppo.
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